#1 gennaio 1900
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Storia Di Musica #343 - Alice In Chains, Jar Of Flies, 1994
Le storie musicali ottobrine avranno come protagonista un formato musicale, perchè ho scelto 4 EP come protagonisti delle quattro domeniche di questo mese. Cos'è un EP? Un Extended Play è un supporto fonografico (in vinile, CD, musicassetta, download digitale o altro) che contiene più tracce rispetto ad un singolo, ma che, similmente al mini LP, non può essere classificato come album discografico. La definizione è alquanto vaga e non esiste un limite preciso che stabilisca quando un EP non è più tale e diviene un album vero e proprio: per convenzione, si concorda che un disco con pochi brani e una durata di 25-30 minuti sia un EP ma, per esempio, le regole della Recording Academy per i Grammy stabiliscono che ogni pubblicazione con cinque o più tracce sopra i 15 minuti di durata dev'essere considerata "album", senza menzionare gli EP. Tuttavia nelle classifiche ufficiali di vendita sono sempre segnalati quando vengono commercializzati come tali, e la storia della musica popolare occidentale ci fa scoprire che è una forma di registrazione niente affatto secondaria: nasce addirittura negli anni '20 del 1900 come supporto che conteneva non una solo brano per lato, ma due o due più tre sull'altro lato. Nelle prossime storie ne racconteremo un po' la storia, anche inteso come mezzo di espressione alternativo, soprattutto in certi momenti specifici della storia musicale.
Quello di oggi, per partire, è uno degli EP più famosi della storia. Fu il primo EP a svettare tra i dischi più venduti di Billboard. Questo EP si intitola Jar of Flies e fu pubblicato dagli Alice in Chains il 25 gennaio del 1994. Gruppo formidabile, dell’ala hard rock del grunge di Seattle (anche se tentarono sempre di non apparire grunge), gli Alice in Chains (un omaggio sadomaso ad Alice nel Paese delle Meraviglie) si fondano nel 1987 quando Layne Staley incontra Jerry Cantrell. Ispirandosi più verso l’heavy metal che la psichedelia acida dei coetanei gruppi grunge, nel 1990 pubblicano il primo disco, Facelift, che li proietta alla ribalta delle cronache musicali. Subito dopo, con Sap, il primo di una coppia meravigliosa di fortunati EP, iniziano a suonare sonorità acustiche, lontano dal suono potente, distorto ed elettrico dei dischi “interi”, come Dirt del 1992, che a metà tra speed metal e Black Sabbath li fa diventare superstar. Ma come sempre nelle migliori storie rock arrivano i guai. Staley inizia una dipendenza pesantissima da alcol ed eroina, e per oltre un anno la band non si esibisce. Appena però sta meglio, in una settimana nel 1994, la band, in tenuta acustica con Mike Inez al basso e Sean Kinney alla batteria, sfoggia in 7 giorni, a detta degli stessi pieni di fumo, depressione ed alcol, questo capolavoro. Il titolo, Jar of Flies, prende spunto da un esperimento che Cantrell fece al liceo: in due vasi venivano poste due comunità di mosche, uno con molto cibo, l’altro con meno. Quella con più cibo prosperava molto più forte di quella con meno cibo, ma alla fine il sovrappopolamento finì per esaurire presto le risorse e la comunità morì, mentre l’altra continuò a vivere. Rotten Apple è una struggente ballata fatta apposta per la voce straziante di Staley, e vola per oltre 6 minuti. Nutshell, con scie sonora da pelle d’oca, è tanto favolosa quanto tetra e devastante nel testo (inizia così: Inseguiamo promesse mal stampate, affrontiamo il sentiero del tempo). I Stay Away è una traccia acida e psichedelica e che forse faceva capire i progetti futuri della band. Cantrell scrive No Excuses, che diventerà uno dei loro brani icona e canta con Staley la bellissima Don’t Follow. Whale & Wasp è strumentale, Swing Of This è una melodia diversa, quasi staccata al resto dell’album, così compatto sia musicalmente che emozionalmente. Nel 1995 la band scrive ancora un capolavoro, Alice in Chains, conosciuto come Tripod per la foto del cane a tre zampe in copertina, ancora numero 1 in classifica. Ma il tour che segue sarà di sole 7 date, per le condizioni sempre più disastrose di Staley, che comparirà per un ultimo concerto, la registrazione di un toccante MTV Unplugged del 1996, uscito anche come disco, e con una Nutshell da brividi. Morirà, isolato, depresso e distrutto, il 5 aprile del 2002, precisamente 8 anni dopo Kurt Cobain. La band si è riunita sotto l’egida di Cantrell nel 2005 e nel 2009 ha pubblicato Black Gives Way To Blue con un nuovo cantante, William DuVall, dai suoni iper heavy come i bei tempi ed è ancora in attività (Rainier Fog ultimo disco del 2018 e è da tempo annunciato un settimo album). Ascoltatene la malinconica bellezza.
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L’ITALIA È SEMPRE PIÙ LONGEVA: +30% I CENTENARI IN 10 ANNI
I centenari in Italia aumentano sensibilmente; in 10 anni sono oltre il 30% in più.
Al 1° gennaio 2024 i centenari residenti in Italia sono 22.552, di questi l’81% è di sesso femminile. Alla stessa data, i residenti con almeno 105 anni di età sono 677, mentre sono 21 quelli che hanno raggiunto la soglia dei 110 anni, tra cui un solo uomo.
A ottobre 2024 il decano d’Italia ancora in vita ha superato i 110 anni e risiede in Basilicata; la decana risiede in Emilia-Romagna e, nello stesso mese, ha spento 114 candeline. La regione con la concentrazione più elevata di centenari è la Liguria (61 ogni 100 mila residenti), seguita dal Molise (58) e dal Friuli Venezia-Giulia (54). Per la popolazione semi-super centenaria (oltre 110 anni) è il Molise la regione con la maggiore concentrazione, con 3,1 ogni 100mila residenti, seguita dalla Liguria (2,4) e dalla Basilicata (2,1).
La speranza di vita media in Italia rimane tra le più alte al mondo, ottava a livello globale e seconda in Europa (dopo la Spagna); nel 2023 è arrivata a 83,1 anni (85,2 per le donne e 81,1 per gli uomini), contro la media mondiale di 73,3 anni. Nel 1900 l’aspettativa di vita alla nascita di una persona nel mondo era 32 anni.
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Fonte: Istat; immagine di Mehmet Turgut Kirkgoz
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I catastrofisti climatici usano questo grafico per dimostrare il Global warming e paventano funeste conseguenze per l’innalzamento della temperatura.
Secondo me si tirano la zappa sui piedi senza accorgersene.
Perché?
Secondo il grafico la TGm si è alzata dal 1900 al 2022 (122 anni), di ben 0,79 °C. Secondo loro siamo sull’orlo dell’abisso. Se aumenta ancora è l’apocalisse.
Ma possiamo avere una esperienza diretta di quello che succederebbe?
Io sì, forse anche voi!
Ho 70 anni, quindi dagli anni ’50 ho esperienza diretta di diverse situazioni. Chi ha la mia età può confrontarsi con quello che vi illustrerò usando proprio quel grafico catastrofico con forma di hockey stick, perché amo usare le loro armi per rivolgergliele contro.
Dal Maggio 1956 a Gennaio 1958, la TGm è passata da -0,29 C° a 0,40 °C. Un salto di 0,69 °C in meno di due anni.
Non ricordo nessuna disastrosa conseguenza. Dei miei coetanei qualcuno ricorda improvvise vampe di calore?
Proseguiamo
Dal Febbraio 1974 al gennaio 1981, la TGm è passata da -0,27°C a 0,53 °C con un balzo di 0,8 °C.
Ancora non ricordo nessuna disastrosa conseguenza di quel periodo. Voi ricordate qualcosa?
Vediamo un periodo più recente.
Dal Gennaio 2008 al Febbraio 2016, la TGm è passata da 0,3°C a 1,37 (tra parentesi quasi 0,5°C più caldo di febbraio 2023!) con un aumento di 1,07 °C.
Ma anche stavolta non ho visto tracce di apocalisse. E voi?
Ora mi domando e vi domando. Ma hai salti di TGm che vanno da 0,69°C a 1,07 °C che avvengono in pochi mesi o in pochi anni, senza conseguenze, come ci si può preoccupare di un salto di 0,79°C in 122 anni?
E che problema possiamo prevedere se ci fosse un aumento di addirittura 1-2 °C nei prossimi 120 anni?
Ma sono rincoglionito io? No, ditemelo per favore, eh!
Fortunato Nardelli
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Vicenza, evento culturale "Caravaggio, Van Dyck, Sassolino", più di 8000 persone nei primi 10 giorni di apertura
Vicenza, evento culturale "Caravaggio, Van Dyck, Sassolino", più di 8000 persone nei primi 10 giorni di apertura Il picco massimo di presenze si è registrato proprio ieri, martedì 26 dicembre con 2.166 visitatori seguito a ruota dai 1.494 di domenica 17 dicembre e dai 924 del 24 dicembre. Bene anche l'apertura della mostra nel pomeriggio di Natale con 568 ingressi e quella del 23 dicembre che, anche grazie al concerto di Natale organizzato all'interno della Basilica, ha registrato 761 presenze. Dato di poco inferiore alle più di 800 registrate il 16 dicembre giorno dell'inaugurazione. «È entusiasmante pensare all'offerta culturale della nostra città in questo periodo: dalla Basilica palladiana alle Gallerie d'Italia, alla mostra inaugurata pochi giorni fa dedicata alla figura di Vucetich al Museo civico di Palazzo Chiericati. Dall'arte antica al 1900, arrivando fino al contemporaneo Arcangelo Sassolino. Le persone entrano in Basilica palladiana attratte dall'idea di vedere San Girolamo di Caravaggio ed escono parlando dell'opera di Sassolino: un primo passo di grande attenzione della nostra amministrazione per la produzione dei nostri artisti di oggi - commenta l'assessore alla cultura, al turismo e all'attrattività della città Ilaria Fantin- Oltre 8000 visitatori in Basilica palladiana in 10 giorni sono il segno di un grande apprezzamento per una proposta inedita e innovativa che valorizza non solo le opere esposte ma anche uno dei monumenti più apprezzati e visitati della nostra città». Musica, danza, fotografia, filosofia, astrofisica e letteratura saranno oggetto dei 17 incontri ad ingresso libero su prenotazione in programma in Basilica palladiana fino alla fine dell'esposizione. La rassegna, che ha preso il via il 23 dicembre con un evento musicale tutto esaurito, prosegue il 30 dicembre con la conferenza "Il tempo, lo sbaglio, lo spazio: poetiche del corpo e dei sentimenti nell'arte" con Stefania Portinari Storica dell'arte (Università Ca' Foscari, Venezia) per la quale ci sono ancora posti disponibili. Tutto esaurito anche per il "Concerto di Natale attorno ai tre capolavori" dell'1 gennaio dell'Ensemble I Musicali affetti diretto da Fabio Missaggia: i posti che non saranno occupati all'avvio dell'evento saranno resi disponibili per chi si presenterà in Basilica palladiana. Con il nuovo anno il giornalista Antonio Di Lorenzo dedicherà l'incontro di sabato 6 gennaio a "Epifania, la luce delle donne: sette storie di vicentine straordinarie e sconosciute" Il giorno successivo, domenica 7 gennaio alle 18 Andrea Pilastro del Centro nazionale della biodiversità dell'Università di Padova parlerà di "Tempi moderni: Darwin e la crisi della biodiversità". "Il tempo nella musica: misura, scansione, battito vitale" avrà come protagonista lo scrittore Venerdì Marco Ghiotto, venerdì 12 gennaio. Sabato 13 gennaio si parlerà di "Tempi e memorie: un percorso tra psicoanalisi e filosofia" con Raffaella Corrà, filosofa e Guido Savio psicoanalista. Tutti gli appuntamenti inizieranno alle 18, sono ad ingresso gratuito con 100 posti a disposizione su prenotazione al link. Alcuni eventi sono in fase di esaurimento pertanto si invita ad affrettasi per assicurarsi il proprio posto in sala. L'evento espositivo sarà affiancato anche da laboratori didattici per bambini dai 5 agli 11 anni, gratuiti, condotti dal Palladio Museum Kids dal titolo "La forma del tempo": domenica 14 gennaio (ore 16.30 – 18), 21 gennaio (ore 11 – 12:30) e 28 gennaio (ore 11 – 12.30). Il primo appuntamento del 23 dicembre ha registrato il tutto esaurito con 25 bambini iscritti e numerosi altri in lista d'attesa. Anche per i prossimi appuntamenti ci sono già adesioni. Ogni laboratorio, che si svolgerà nella sala degli Zavatteri e sarà preceduto da una breve visita alla mostra, durerà 1 ora e 30 minuti e accoglierà al massimo 25 bambini. Prenotazione obbligatoria: [email protected] La mostra è curata da Guido Beltramini e Francesca Cappelletti,è ideata e promossa dal Comune di Vicenza con la co-organizzazione di Intesa Sanpaolo. Il progetto espositivo ha coinvolto i Musei Civici Vicenza, Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio con il supporto di Marsilio Arte. L'iniziativa è stata possibile grazie alla sponsorizzazione di Confindustria Vicenza, Gemmo, Beltrame, Melegatti e LD 72 e alla partnership con Art Bonus con Cereal Docks, Relazionésimo e amer group. Orari di apertura: tutti i giorni dalle 10 alle 18. Ingresso gratuito per i residenti in città e provincia. Apertura straordinaria 1° gennaio dalle 15 alle 18.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Sanremo 1995, conduzione e direzione artistica di Pippo Baudo. Durante quell’edizione il festival fu vinto da Giorgia con Come saprei e vide altri partecipanti di tutto rispetto quali Andrea Bocelli con Come saprei, Giorgio Faletti con L’assurdo mestiere e Ivana Spagna con Gente come noi.
Durante la serata dedicata ai duetti, proprio la vincitrice si cimentò, accompagnata ad un’altra grande voce della musica napoletana, Gigi Finizio, in un’interpretazione a dir poco magistrale di un brano proprio della tradizione musicale napoletana: I’ te vurria vasà.
I’ te vurria vasà nasce come poesia, scritta da Vincenzo Russo, modesto calzolaio, racconta di una storia d’amore mai andata in porto tra lui ed Enrichetta Marchese. Una storia d’amore che, pur ricambiato, è stato osteggiato e impedito dai genitori di quest’ultima. Vincenzo Russo scrisse la poesia sul finire del 1899, e fu musicata successivamente da Eduardo Di Capua, notoriamente già compositore musicale della canzone ‘O Sole mio, pubblicata nel 1898, e da Alfredo Mazzucchi. Secondo la tradizione, i fogli con i versi della poesia furono consegnati da Russo a Di Capua il 1° gennaio 1900 sul finire di una rappresentazione teatrale al Salone Margherita dove si esibiva Armando Gill.
La canzone è stata negli anni ripresa e reinterpretata da numerosi altri cantanti: oltre a Giorgia e Gigi Finizio infatti l’hanno portata al loro pubblico anche nomi come Claudio Villa, Mango, Mina, Enrico Caruso, Luciano Pavarotti, Sergio Bruni, Peppino Di Capri e Massimo Ranieri.
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Meteo oggi: alta pressione presente nel weekend di capodanno
Meteo oggi: la coda della perturbazione in transito su parte del Centro-Nord (n. 13 del mese) si sta allontanando con qualche debole pioggia che indugia maggiormente sull’alta Toscana. Per il fine settimana di Capodanno si conferma il previsto rinforzo dell’alta pressione, in estensione dal Nord Africa, associata ad una massa d’aria notevolmente tiepida che ricoprirà tutta l’Europa centrale e meridionale. Prosegue quindi - affermano i meteorologi di Meteo Expert - la lunga fase “calda” che sta segnando questi ultimi giorni dell’anno con temperature diffusamente sopra le medie e con una mitezza da stagione autunnale. Il 2022 quindi si chiude così come ha esordito, all’insegna di una anomalia termica marcatamente positiva, anche se lo scarto dalle medie non sarà pari a quello del Capodanno scorso, quando abbiamo registrato diversi record assoluti soprattutto nelle Alpi. PREVISIONI METEO PER LE PROSSIME ORE Giornata prevalentemente soleggiata lungo il medio mare Adriatico, al Sud e in Sicilia con qualche annuvolamento in più in Campania, al mattino anche su Puglia meridionale e sudovest della Sicilia. Cielo nuvoloso sul resto dell’Italia, con qualche schiarita a tratti su Lazio, Marche, Sardegna. Piogge deboli o moderate, soprattutto a inizio giornata, tra il Levante Ligure e l’alta Toscana e sull’Appennino emiliano; qualche residua precipitazione anche sul Friuli Venezia Giulia e nel basso Veneto, occasionali piovaschi nell’alto Lazio. Nel pomeriggio deboli nevicate sui rilievi di confine della Valle d’Aosta e del Piemonte oltre i 1600-1900 metri. Temperature stabili o in lieve aumento. Valori ancora diffusamente oltre la norma; punte intorno ai 20 gradi su Calabria e Isole. Venti fino a moderati di Libeccio su basso mar Ligure, alto Tirreno, Sardegna e Ionio, in prevalenza deboli altrove. Mari: molto mosso il mare di Sardegna, poco mossi, specie sotto costa, Adriatico, Canale di Sicilia e Tirreno sud-orientale, fino a mossi i restanti bacini. PREVISIONI PER DOMANI, SABATO 31 DICEMBRE Cielo molto nuvoloso su Liguria, Pianura Padana centrale, settore dell’alto Adriatico, Toscana, Umbria, Marche e Lazio centro settentrionale. Deboli piogge o pioviggini tra Levante Ligure e alta Toscana e in serata possibili anche in Pianura Padana fra il sud-est del Piemonte e l’ovest della Lombardia. Schiarite sulle Alpi e sul Piemonte occidentale; in prevalenza soleggiato nel resto del Centro-Sud, salvo addensamenti nelle zone interne e nel settore tirrenico. Foschie dense e nebbie nelle ore più fredde sulla Pianura Padana orientale, nelle valli del Centro e nel Salento. Temperature ovunque superiori alla norma. Minime in aumento al Centro; massime in rialzo sul Centro Nord, in particolare in montagna, fino a 9-13 gradi al Nord, 13-18 gradi al Centro, 16-20 gradi al Sud e Isole. Venti deboli. Mari calmi o poco mossi. PREVISIONI METEO PER DOMENICA 1 GENNAIO Cielo molto nuvoloso o coperto al Nord e in Toscana, a parte delle schiarite sulle Alpi. Qualche pioggia debole o pioviggine ancora possibile fra Liguria centrale e zone di pianura fra Piemonte orientale e Lombardia occidentale. Nel resto del Paese tempo in prevalenza soleggiato, salvo qualche annuvolamento su Marche, Umbria e Lazio. Al mattino presenza di nebbie sulla valle padana orientale, particolarmente persistenti in prossimità delle coste; nebbie anche nelle valli del Centro, in Campania e nel Salento. Temperature minime in crescita al Nord, in lieve calo al Centro; massime senza variazioni rilevanti e sempre miti per il periodo. Venti quasi ovunque deboli, con locali rinforzi di Scirocco sui mari occidentali. Mari: localmente mossi Ligure, Mare e Canale di Sardegna, Tirreno settentrionale e sud-occidentale; poco mossi i restanti bacini. Read the full article
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𝑩𝒊𝒃𝒍𝒊𝒐𝑺𝒂𝒏𝑽𝒂𝒍𝒆𝑪𝒉𝒂𝒍𝒍𝒆𝒏𝒈𝒆𝑩𝒐𝒐𝒌𝟐𝟎𝟐𝟑
Ed eccoci qui a svelarvi, per il secondo anno consecutivo, le 50 missioni per la nostra challenge 2023. Pronti???
1) Un libro proposto nella nostra bibliografia di Halloween https://www.bibliotecasanvalentino.it/halloween/
2) Un libro ambientato a Londra
3) Un libro con più di 700 pagine
4) Un libro di un/una autore/autrice australiano/a
5) Mese di Gennaio: Un libro con la copertina verde
6) Un libro con una stagione nel titolo
7) Un libro vincitore del premio Campiello
9) Mese di Febbraio: Un libro con la copertina viola
10) Un libro in cui il protagonista si chiama come te
11) Un romanzo d'arte
12) Un libro edito dalla casa editrice Iperborea
13) Mese di Marzo: Un libro con la copertina gialla
14) Un libro la cui trama abbia a che fare con il mondo LGBT
15) Un libro che abbia tra i suoi protagonisti un pirata
16) Un libro proposto nella nostra bibliografia sull'estate https://www.bibliotecasanvalentino.it/estate/
17) Mese di Aprile: Un libro con la copertina nera
18) Un libro con un frutto in copertina
19) Un libro pubblicato nell'anno in cui hai compiuto 18 anni
20) Un thriller psicologico
21) Mese di Maggio: Un libro con la copertina bianca
22) Un libro ispirato a una storia vera
23) Un libro scritto da un/una autore/autrice abruzzese
24) Un libro pubblicato per la prima volta tra il 1900 e il 1945
25) Mese di Giugno: Un libro con la copertina arancione
26) Un'opera gotica
27) Un libro che è diventato o diventerà un/una telefilm/serie televisiva
28) Un libro che ha tra i suoi protagonisti un/una libraio/a
29) Mese di Luglio: Un libro con la copertina rosa
30) Mese di Agosto: Un libro con la copertina rossa
31) Un libro scritto da un/una autore/autrice nato/a nel tuo stesso mese
32) Un libro con una sola parola nel titolo
33) Un libro ambientato in un paese che ti piacerebbe visitare
34) Mese di Settembre: Un libro con la copertina grigia
35) Uno young adult
36) Un romanzo il cui protagonista svolge il tuo stesso lavoro
37) Un libro che hai sempre voluto leggere (e non l’hai mai fatto)
38) Mese di Ottobre: Un libro con la copertina ruvida al tatto
39) Un libro che hai nella tua libreria personale da più di 5 anni
40) Un libro ambientato in montagna
41) Un libro la cui ultima pagina numerata sia 7
42) Mese di Novembre: Un libro con la copertina rovinata
43) Un libro che abbia almeno un personaggio mitologico, folcloristico o di fantasia
44) Un libro di un genere che non hai mai letto
45) Un libro che ti piacerebbe ti regalassero
46) Un libro che abbia dei libri in copertina
47) Un noir dei paesi del nord (Danimarca, Svezia, Finlandia, Norvegia)
48) Mese di Dicembre: Un libro a piacere
49) Un libro scritto da Stephen King
50) Un libro proposto nella nostra bibliografia sulla Santa Pasqua https://www.bibliotecasanvalentino.it/pasqua/
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(Raffaele Gusai che fu bandito senza essersi macchiato di alcun delitto L’Ortobene 16 gennaio 2022 – n. 2 – pagine 1 e 5
La stessa storia corre parallela senza che mai si incontrino i binari del vero e del falso, con lentezza esasperante, un tempo rimasto fermo a oltre un secolo fa. È la storia di Raffaele Gusai di Lollove, bandito, latitante senza colpa. Eppure la sua fotografia, a pagina 115 del libro Dieci anni di brigantaggio in Sardegna (1891-1901) scritto dal maresciallo maggiore dei Carabinieri Reali Giuseppe Farris e pubblicato nel 1914 dall’editore romano Enrico Voghera, apre una lunga serie di ritratti di gente alla macchia nella campagna estesa e nella montagna di Nuoro e dintorni, la battaglia del Morgogliai, 10 luglio 1899, tra esercito regolare e forze dell’ordine da una parte e la banda dei fratelli Serra Sanna dall’altra, al centro della ricostruzione dei fatti. Il latitante vi compare con lunghi cappelli spettinati, barbaccia lunga che va incanutendo, all’epoca era quasi cinquantenne, che gli arriva sino al petto. Il tutto a rendere, volutamente, una faccia feroce. Scrive il maresciallo Farris che dei fatti narrati nel suo libro fu partecipe, a momenti protagonista: «Il Gusai era un tipo di bandito brutale e la sola sua presenza incuteva timore, come del resto ne fa fede il ritratto». Tutto falso o, se si vuole, una artefatta visione della verità storica. Raffaele Gusai era alla macchia perché accusato di aver ucciso nella notte tra il 19 e il 20 settembre 1892 il giovane Luigi Catte, suo amico, in Sa Lassina ‘e s’Abba Caente, nell’aspra campagna tra Lollove e Orune. Fu subito incolpato di quella morte, a ferro freddo, ma era innocente. La verità verrà a galla nel processo in Corte d’Assise straordinaria di Sassari convocata a Nuoro, svoltosi dopo una lunga serie di interrogazione di testimoni dal 30 giugno al 3 luglio 1900. Comparso in tribunale «libero e sciolto custodito bensì dalla forza pubblica», Raffaele Gusai era difeso dagli avvocati Antonio Ganga e Giuseppe Pinna, il padre di Gonario, che lo avevano convinto a costituirsi. Così il presidente, cavalier Francesco Cannas, consigliere d’appello, dà lettura della sentenza: «Viste le dichiarazioni dei giurati con la quale Gusai Pische Domenico Raffaele è stato dichiarato non colpevole della fattagli accusa, visto l’articolo 512 del Codice di Procedura Penale, dichiariamo assolto Gusai Pische Domenico Raffaele dall’accusa di omicidio volontario premeditato per la quale fu rinviato al giudizio di questa Corte e mandiamo che il medesimo sia posto immediatamente in libertà qualora non sia detenuto per altro reato». Nessun altro reato (via Natalino Piras su fb)
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Else Ernestine Neuländer-Simon sarebbe potuta diventare una delle fotografe più famose della storia. Else nacque il 26 gennaio 1900 a Berlino, in Germania, figlia di un mercante ebreo e di una “modista” che faceva cappelli. Desiderosa di diventare un’artista, scelse per sé il nome d’arte Yva, e in poco tempo tutta Berlino rimase folgorata dal suo talento nella fotografia. Le sue fotografie erano moderne come niente prima di allora: Yva sviluppò una particolare tecnica che dava alle sue foto un’atmosfera surreale. Sfidava tutti i pregiudizi che vedevano gli uomini come artisti e le donne come semplici modelle. Fu tra le prime a cogliere il potenziale delle foto per la pubblicità, e le sue “storie fotografiche” comparvero sulle più importanti riviste dell’epoca. Quando il partito nazista iniziò a chiudere le attività di proprietà ebraica, Yva era una fotografa molto apprezzata in Germania e nel mondo, tanto da riceve un’offerta di lavoro dalla prestigiosa rivista “life” a New York. Ma su suggerimento del marito Alfred Simon, che non conosceva una parola di inglese, Yva rifiutò questa come tante altra offerte per lasciare la Germania: entrambi pensavano di essersi ben inseriti nella comunità tedesca ed erano convinti che la situazione sarebbe tornata presto alla normalità. Ma la coppia si sbagliava, e a nulla servì “arianizzare” l’azienda trasferendo la proprietà a un’amica. Nel 1938 Yva fu bandita dalla pratica della fotografia e cominciò a lavorare in uno studio medico di radiografia. Yva e suo marito furono arrestati il 1 giugno 1942 e inviati in un campo di sterminio il 13 giugno seguente. Le liste di trasporto non hanno mai chiarito con precisione la loro destinazione, ma è probabile che Yva e il marito furono uccisi non appena arrivati al campo di Majdanek. Tutto quello che rimase del lavoro di Yva fu ritrovato al porto d’Amburgo, segno che forse i due si erano finalmente decisi a partire.
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accadde…oggi: nel 1900 nasce Paola Borboni, di Silvana Mazzocchi Il teatro è stato il suo grande amore, la sua vita, la sua arte e la sua passione.
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L'impatto negativo dei cambiamenti climatici sulla Terra ... 1. TEMPERATURA MEDIA: L'ANNO PIÙ CALDO DI SEMPRE IN ITALIA Il 2018 è stato il quarto anno più caldo mai registrato (in Italia e in Europa il più caldo di sempre), con la temperatura media in gennaio più alta di 1,1 gradi rispetto al 1900. L'impegno dei grandi è limitare l'aumento a 1,5 gradi entro la fine del secolo ma, secondo l'Onu, servono «misure senza precedenti». 2. GAS SERRA: IN COSTANTE CRESCITA DAL 1900 Indicati come i principali responsabili dell'aumento delle temperature, i gas serra sono in costante aumento dal 1900. Dopo che per 800 mila anni (dati recuperati con carotaggi nel ghiaccio) erano rimasti sotto il livello pre-industriale, ora siamo abbondantemente sopra tale soglia. 3. SUPERFICIE DEI GHIACCI: -30% NEGLI ULTIMI 50 ANNI L'aumento delle temperature ha ridotto lo spessore della calotta al Polo Nord dai 3,6 metri del 1975 agli 1,25 attuali e solo in pochissime parti i ghiacciai superano così i cinque anni di età. Non va meglio al Polo Sud, dove la calotta si è ridotta di 1.500 Km2 fra il 2010 e il 2016. In Italia, secondo alcune stime, la superficie dei ghiacciai è calata del 30% nell'arco degli ultimi 50 anni. 4. INNALZAMENTO DEI MARI: FINO A 41 CENTRIMETRI DA QUI AL 2100 Sebbene gli studi più recenti siano meno allarmisti di quelli precedenti, quelli pubblicati su Nature a inizio anno parlano di un aumento del livello del mare fra gli 8 e, nello scenario peggiore, 41 centimetri da qui al 2100 dovuto allo scioglimento dei ghiacci. Ma tenendo conto delle altre componenti (aumento della temperatura dell'acqua e maggiore afflusso dalla terraferma) la crescita del livello è stimata fra 60 e 90 centimetri. 5. EVENTI ESTREMI: NEL 2018 COLPITE 61,7 MILIONI DI PERSONE Il bilancio stilato dall'Onu, anche se in calo, resta drammatico. Nel 2018 sono stati colpiti da terremoti, inondazioni, tsunami o incendi 61,7 milioni di persone, con 10.733 vittime. Europa e America hanno registrato un tasso di incendi mai così grave, con la Grecia che ha subito l'incendio con il maggior numero di vittime mai avvenuto in Europa. Mentre gli Usa hanno dovuto fare i conti con danni per quasi 75 miliardi di dollari fra incendi e uragani. 6. DANNI SULL'UOMO: ALLARME SULL'INQUINTAMENTO DELL'ARIA Ancora l'Onu stila un bilancio spaventoso. L'inquinamento atmosferico è la principale causa di malattie e provoca tra 6 e 7 milioni di morti premature con perdite economiche stimate in 5 mila milioni di dollari all'anno. Anche gli inquinanti nell'acqua dolce sono un grandissimo rischio: le infezioni resistenti ad antimicrobici e antibiotici possono moltiplicarsi e diventare fra le principali cause di morte in tutto il mondo entro il 2050. 7. IMPATTO SULLA FAUNA: CRESCONO ZANZARE, MEDUSE E ZECCHE Dall'acidificazione degli oceani con la conseguente morte di coralli e barriere coralline alle migrazioni "costrette" dal cambiamento delle condizioni dell'habitat naturale, l'impatto sul mondo animale è ormai una realtà. Mentre l'aumento della temperatura avvantaggia specie poco amichevoli, come zanzare, meduse o zecche, come spiega il Wwf. La siccità contrapposta ai fenomeni delle piogge torrenziali danneggia gravemente anche anche le aree coltivate e quelle selvatiche, con danni per la catena alimentare umana e animale. Lettera 43
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(via Il secolo di Rosa)
Nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 1919, esattamente un secolo fa, i FreiKorps di Noske soffocarono nel sangue i moti spartachisti di Berlino.
Rosa Luxemburg fu arrestata assieme a Karl Liebknecht, entrambi assassinati e i loro corpi gettati in un canale.
Il lascito teorico, politico, morale di Rosa Luxemburg ha vissuto però nel corso di questi 100 anni e vale proprio la pena, nell’occasione, riprendere alcuni passaggi.
Rosa Luxemburg non si sforzò mai –come scrive Nettl – di dare forma a un sistema completo o addirittura logicamente compiuto.
Non solo, infatti, esprimeva le sue idee quasi invariabilmente sotto forma di critiche e polemiche di ciò che essa considerava erroneo, ma, soprattutto, non avrebbe mai organizzato la sua visione del mondo sotto forma di sistema, giacché in tal modo avrebbe contravvenuto alla sua concezione dialettica della realtà, insofferente a ogni cristallizzazione.
Tuttavia, dai suoi scritti, da quelli teorici come da quelli militanti, da quei testi, cioè legati alla necessità di intervenire sulla situazione presente, traspare la profondità del suo pensiero, pari a quella, ad esempio, di Lenin o di Luckas.
Rosa Luxemburg s’impone come una “pensatrice politica autonoma” che ha influenzato il marxismo rivoluzionario e che, nello stesso tempo, ha innervato con le sue intuizioni e le sue riflessioni il pensiero critico del ‘900.
Senza la riflessione e l’azione della Luxemburg (come di Gramsci) forse non si potrebbe parlare propriamente di un’altra visione del comunismo diversa da quella che nella storia si è affermata.
Colpiscono, in particolare, per la lucidità e la perspicuità dello sguardo, l’analisi del capitalismo e della sua ineliminabile, ininterrotta e feroce vocazione espansionistica: un elemento di grande attualità proprio adesso in una fase nella quale l’innovazione tecnologica estende il quadro delle contraddizioni ben oltre a quelle individuate classicamente come “materialiste” modificando l’intreccio determinato tra struttura e sovrastruttura.
D’altro canto Luxemburg fornisce un contributo essenziale alla riformulazione del rapporto tra masse e organizzazione e ridefinisce, in termini inediti rispetto alle concezioni prevalenti all’interno del movimento operaio, del nesso rivoluzione e democrazia.
In Luxemburg prende corpo un nuovo modo di intendere e costruire l’organizzazione che, del partito, non fa il presidio di un gruppo di militanti di professione, detentori e indiscussi della linea: il partito secondo Luxemburg diventa lo strumento per costruire sempre nuove forme di lotta.
Della rivoluzione proletaria, infatti, si sottolinea la tensione ad auto criticarsi costantemente ritornando sull’apparentemente già compiuto per ricominciarlo di nuovo.
Non esiste alcuna ricetta pronta da applicare con energia affinché il socialismo finalmente si realizzi.
Il socialismo allora non coincide semplicemente con la costruzione di un sistema economico, sociale e giuridico ma comporta, e in questo risiede la sua “qualità morale” la liberazione dell’intera umanità dal Capitale e dallo Stato.
Compito dei rivoluzionari, allora, è riannodare il legame inscindibile tra democrazia “necessaria” e “imprescindibile” e la rivoluzione socialista.
Scrive Luxemburg in “Riforme sociali o rivoluzione”La democrazia è una necessità imprescindibile non perché renda superflua la conquista del potere politico da parte del proletariato, ma al contrario perché la fa necessaria e a un tempo ne rappresenta l’unica possibilità”.
Se come scrive Benjamin “ per la storia nulla di ciò che è avvenuto deve essere mai dato per perso” allora Rosa Luxemburg e gli spartachisti debbono continuare a rappresentare nella memoria uno di quei passaggi che è indispensabile non considerare perduti.
Luxemburg va considerata parte di “quel tesoro perduto” che ogni generazione dovrebbe avere il compito di riportare alla luce, sottraendolo alla dimenticanza cui il nemico lo ha consegnato.
In particolare colpiscono le sue analisi del capitalismo e la sua intuizione dell’atto rivoluzionario come di un evento chiamato a investire l’umano intero brutalizzato dal dominio.
Rimangono fondamentali le sue valutazioni sulla pervasività del capitale, spinto, per salvaguardare la propria sopravvivenza, a espandersi senza requie a danno, ormai dello stesso vivente, o, ancora, l’interpretazione della guerra quale struttura costituiva dello Stato e suo elemento fondante.
Di grande attualità la critica luxemburghiana ai nazionalismi e ai rischi legati alle rivendicazioni identitarie.
Rimangono, dal pensiero di Rosa Luxemburg problemi per noi ancora aperti efficacemente riassunti da Gian Andrea Franchi nel suo saggio “Il secondo pensiero di Rosa Luxemburg” (L’altro novecento: comunismo eretico e pensiero critico. “L’età del comunismo sovietico, Europa 1900- 1945, a cura di Pier Paolo Poggio, Jaca Book 2010.)
Riassunto che qui si riprende per sommi capi:
1) Il rapporto tra pensiero ed emozioni, che rimandano dunque in maniera complessa al corpo: un pensiero incarnato;
2) Una particolare attenzione alla singolarità unica di ogni vita non solo umana, alla sua fragilità;
3) Da cui discende la questione della “democrazia proletari” intesa come rapporto fra i molti singoli che compongono l’insieme della “massa proletaria” e l’unità dell’insieme. Rapporto che, secondo Luxemburg, non può darsi come prevalenza autoritaria dell’unità sulla molteplicità;
4) La percezione non elaborata e non elaborabile nello spazio categoriale del marxismo primovocentesco e anche posteriore del dato che la mancanza di tale attenzione per il singolo vanifica nel suo fondo ogni pratica rivoluzionaria;
5) Quindi un diverso rapporto tra mezzi e fini, cioè tra presente e futuro, rispetto al pensiero rivoluzionario dominante nella sua epoca.
Queste problematiche, a lungo trascurate, si trovano nel cuore vivo del pensiero e dell’opera di Rosa Luxemburg: quel che ancora oggi ci indica come ricerca da esplorare.
Bibliografia:
Scritti Politici, a cura di Lelio Basso, Editori Riuniti, Roma 1967
Scritti Scelti, a cura di Luciano Amodio, Einaudi, Torino, 1976
Lettere 1893- 1919 Editori Riuniti, Roma 1979
L’accumulazione del capitale e anticritica, Einaudi, Torino 1960
Introduzione all’economia politica, Jaca Book, Milano 1970
FRANCO ASTENGO da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com
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L'orcolat ( il brutto orco, ovvero il terremoto) fece la sua comparsa in Friuli il 6 maggio 1976 e, in mezzo alle macerie di un cjast di Buja ( solaio/granaio) spuntò fuori un libretto di preghiere, nel quale, in ultima pagina vi era annotato come forma di diario, la cronaca di un ordinaria giornata in Siberia.
Siamo a missaavaja ( Mysovsk) poi diventata Babuskin in onore del rivoluzionario russo Vasi'evic Babuskin fucilato nel 1906.
l'autore era un certo Luigi Giordani e scriveva; "1 gennaio 1900 io e altri 13 friulani sfidando un freddo intenso"
comincia così la ricerca di Romano Rodaro il francese più friulano che esista e dalla cui ricerca il regista francese Cristian Romato anni dopo trasse il film "i dimenticati della transiberiana".
la transiberiana coi suoi 9288,200 km nella linea principale è la ferrovia più lunga al mondo ( mosca - vladivostok) inoltre consta della linea transmongolica che da mosca va a pechino passando da ulanbaatar capitale della Mongolia e, la transmanciuriana che invece a Pechino ci arriva da Chita.
la costruzione della transiberiana inizio' durante il governo zarista di Nicola II (1868-1918) ufficialmente il 17-3-1891, una prima parte del tracciato venne presentato alla esposizione universale di Parigi del 1900 mentre il tratto della curva di Baikal, ovvero i contorni meridionali del lago Baikal, nel 1905, per terminare infine nel 1916 con l'inaugurazione del ponte sul fiume amur.
alla costruzione della transiberiana parteciparono circa 90.000 operai per la maggior carcerati e prigionieri, dei quali ne morirono circa 30.000, la maggior parte delle morti avvenivano nei fiumi in quanto i prigionieri non avevano competenza per eseguire i lavori (alcuni fiumi siberiani sono larghi 2 km), e fu così che la direzione ministeriale delle ferrovie di Pietroburgo inviò degli operai specializzati provenienti dall'Italia.
oltre 300 di essi provenivano dal Friuli, inoltre c'erano 82 abruzzesi della zona dell'Aquila portati dall'imprenditore di Rocca di Mezzo Domenico di Paola appena 26enne che ebbe l'appalto per un tratto, i rimanenti erano bergamaschi e trentini, la maggior parte di loro erano scalpellini specializzati nella lavorazione della pietra, come ricordato anche dalla ricercatrice e scrittrice di Irkutsk Elvira Kamenshchokova, la quale in tarda età scopri' che furono gli italiani a costruire la ferrovia dalle sue parti e fece una grande ricerca culminata con un viaggio in Friuli a raccogliere testimonianze.
scalpellini dicevo, talmente bravi al punto che Domenico Indri un giorno scolpì due pere in pietra verde, con la patina in cera ingannò il capomastro che si ruppe un dente, tali pere sono oggi esposte nel museo ferroviario di Cheijabinsk.
I primi friulani arrivarono a Omsk nel 1893 mentre la costruzione procedeva verso Tomsk, erano Pietro Brovedani e un certo Clauzetto ai quali si aggiunge il triestino Taburno.
nel 1894 tramite Indri e Clauzetto ne vennero reclutati altri 34 nel 1895 quando la linea andava verso Irkutsk altri 100.
Bonaventura Zannier di Pradis scolpì le sue iniziali sul viadotto.
in inverno in quelle zone la temperatura media oscilla tra i -30 e i -40 toccando punte massime di -60, la calce gelava e per poter lavorare a temperature decenti c'era sempre accesa una enorme catasta di tronchi. in estate si costruivano i ponti e i pilastri usando come base di lavoro dei cassoni ad aria compressa, in inverno si sfruttava il metro di ghiaccio che si formava nei fiumi per montare le centine in legno e le volte in pietra, i lavori procedevano per circa 600 km di binari l'anno.
la polvere di pietra creava problemi di silicosi per cui nelle baracche i samovar erano accesi 24 ore su 24, Giuan del fai beveva un bicchiere di vodka ad ogni tappa, mentre Francesco Concina scriveva alla moglie nel luglio 1894; abbiamo passato dei posti che abbiamo avuto il gelo alla barba lungo 10 cm... e ancora; abbiamo passato un lago lungo 15 km, mangiamo solo pan negro inghiacciato.. mai posseduto tanta sporchizia, cimici, pulzi, pidocchi, non ci si lava mai ...
la lontananza dalle famiglie era un dramma poiché gli operai dovevano trattenersi dai 10 ai 15 anni, quindi in tanti organizzarono la riunificazione familiare, attraverso un viaggio di circa 40 giorni, le donne e i bambini partivano dalla stazione di Gemona del Friuli per Vienna, Kiev, Mosca e infine siberia.
nel 1905 scoppiò la guerra russo giapponese e su ordine del governo gli stranieri vennero dispersi, per poi essere richiamati a guerra finita.
a ferrovia ultimata gli operai si erano ormai stabiliti in Russia ma nel 1918 la rivoluzione di ottobre scombino' i piani di molti; Giovanni Toneatti si suicidò non sopportando che la nazione che aveva contribuito a costruire cambiasse totalmente il suo volto. in tanti cambiarono nome, Giuseppe Minisini riuscì a fuggire col nome di Ivan Osipovic, altri vennero ingaggiati dall'ambasciata francese per gare di tiro alla fune - vista la loro forza fisica - in palio c'era il ritorno a casa.
la contessa Pierina Savorgnan di Brazza' organizzò una fuga il 22/23 febbraio 1920 attraverso le due navi England Maru e Texas maru, le quali battevano bandiera giapponese, e che giunsero a Trieste il 12 aprile, tutti gli altri rimasero in Russia sotto falso nome.
alla morte di Lenin la polizia di Berja li rintracciò tutti e Stalin nel 1937 espulse mogli e figli rimandandoli in Italia mentre gli adulti vennero arrestati e fucilati come traditori, tranne Domenico Francesco Antonelli che morì in carcere.
la dignità di quegli uomini venne loro restituita da Nikita Kruscev alla morte di stalin.
la costruzione della transiberiana costò l'equivalente degli attuali 50 miliardi di euro.
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OGGI 24 GIUGNO, ITALIANO RICORDA…
1918
STORIA DELL’ESERCITO ITALIANO
PRIMA GUERRA MONDIALE
CONCLUSIONE VITTORIOSA DELLA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO
FESTA DELL’ARMA DEL GENIO
Le origini dell’ARMA del GENIO dell'ESERCITO ITALIANO vengono fatte risalire alla Compagnia Minatori dell'Armata Sarda che si distinse per l'episodio di Pietro Micca nell'ASSEDIO di TORINO del 1706 da parte dei francesi.
Nel 1814, dopo l’occupazione napoleonica, ha inizio la ricostruzione del Corpo, completata nel maggio 1816 con la costituzione del Corpo Reale del Genio Militare e Civile.
Tale denominazione viene modificata nel 1823 in Corpo Reale del Genio.
Il 1° Reggimento del Genio fu costituito dal Re Carlo Alberto di Savoia nel 1848 e comprendeva due Battaglioni con una Compagnia Minatori e 4 Compagnie Zappatori.
In occasione della SPEDIZIONE in CRIMEA (1855-56) si aggiunsero alle Compagnie Zappatori un Drappello di Pontieri; nella CAMPAGNA del 1860-61 nelle MARCHE, nell'UMBRIA e nell'ITALIA MERIDIONALE si distinse anche un Reggimento Ferrovieri.
Con l'ordinamento dell'Esercito del 1861 alcune Specialità del Genio facevano parte dell'Arma di Artiglieria, ma presto se ne distaccarono in seguito all'aumento ed allo specificarsi delle loro attribuzioni. Queste consistevano essenzialmente nel supportare le truppe combattenti eseguendo tutti i lavori necessari al buon andamento della campagna.
Assunse la denominazione di ARMA il 24 gennaio 1861, raggruppando i due Reggimenti all'epoca esistenti. Negli anni successivi i Reggimenti aumentarono di numero, ricomprendendo ulteriori specialità: Zappatori, Ferrovieri, Telegrafisti, Specialisti, Minatori e Pontieri.
Il 23 dicembre 1900 durante il comando del Maggior Generale Luigi Durand de la Penne, con Regio decreto legge, fu concessa all'Arma del Genio la BANDIERA di GUERRA.
Il nuovo ordinamento dell'Esercito del 1910, porta il Genio a disporre di 6 Reggimenti: 2 di Zappatori, 1 di Telegrafisti, 1 di Pontieri, 1 di Minatori, 1 di Ferrovieri ed 1 Battaglione Specialisti.
Durante la PRIMA GUERRA MONDIALE (1915-18), l'Arma mobilita numerosi reparti, creando nuove specialità: Lagunari, Fotoelettricisti, Radiotelegrafisti, Aerostieri, Motoristi, Lanciagas, Elettricisti, Idrici, Pompieri, Guide Fluviali, Manovratori, Idraulici, Colombaie Fisse e Mobili.
Molte di queste Specialità nascono a seguito delle nuove esigenze determinate dalla guerra di posizione e dall'introduzione di nuove armi, nonché da specifiche esigenze dettate dall'ambito tattico di operatività delle unità.
L'Arma del Genio durante la guerra 1915-1918 costruì 10.000 chilometri di strade, con circa 50 chilometri di ponti stabili. Scavò 80.000 chilometri di trincee, costruì numerosissimi ridotti, fortini e baraccamenti. Stese 100.000 chilometri di linee telefoniche e installò 1100 stazioni telegrafiche, telefoniche, ottiche e radiotelegrafiche. Gittò 250 chilometri di ponti. Scavò nella roccia 20 chilometri di galleria. Costruì 147 chilometri di armamento e sede stradale per ferrovie, e 3000 metri di ponti ferroviari.
Costruì 918 teleferiche con 800 chilometri di sviluppo e 5.000 chilometri di fune metallica con un dislivello complessivo di 525.000 metri.
Le teleferiche trasportarono un peso complessivo di 32 milioni di quintali.
Dopo l'armistizio di Villa Giusti il Genio riattivò 5.000 chilometri di strade, ricostruì ponti stabili per una lunghezza complessiva di 13 chilometri, riparò 30.000 case, eresse 10.000 baracche.
Nel 1917, in nove mesi, la 33ª Compagnia Minatori del 5º Reggimento Genio ha costruito la Strada delle 52 GALLERIE sul MONTE PASUBIO.
Avvenuta la smobilitazione dopo la Vittoria del 1918, l'Arma del Genio si riorganizzò con una struttura più articolata di Uffici, Comandi e Reggimenti
Solo nel 1923 viene assunto l'ordinamento di pace, che vede la permanenza di 10 Raggruppamenti di Corpo d'Armata, trasformati in Reggimenti Genio con l'ordinamento del 1926, a cui si devono aggiungere i Reggimenti Radiotelegrafisti, Pontieri, Lagunari e Ferrovieri. Queste non sono le ultime modifiche: prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, l'Arma è destinata ad essere più volte modificata nella sua organizzazione.
Nel maggio 1940, quando l'ITALIA si appresta ad entrare nella seconda guerra mondiale, l'Arma del Genio risultava organizzata in 18 Reggimenti Genio, 2 Reggimenti Minatori, 2 Reggimenti Pontieri, 1 Reggimento Ferrovieri.
Durante il conflitto vengono mobilitati vari altri Raggruppamenti, un Reggimento Genio per l'AFRICA ORIENTALE ITALIANA, Battaglioni delle varie specialità, Battaglioni Misti a supporto delle Divisioni e dei Corpi d'Armata oltre ad un numero imprecisato di reparti minori.
L'8 settembre 1943 vede l'inizio della GUERRA di LIBERAZIONE.
Con gli Alleati si schierano il LI (51º) Battaglione Misto Genio con il I° Raggruppamento Motorizzato, i Battaglioni Misti che operano con il Corpo Italiano di Liberazione, i Gruppi di Combattimento ed i Battaglioni Ferrovieri riuniti in Raggruppamento.
Nel dopoguerra vengono costituite le Compagnie e i Battaglioni Artieri: dal 1950 la Specialità assume il nome di Genio Pionieri. Vengono costituite anche Compagnie e Battaglioni collegamenti, che dal 1952 vengono trasferite alla neocostituita Arma delle Trasmissioni.
Vengono quindi ricostituiti altri 6 Reggimenti: 3 Pionieri, 1 Pionieri d'Arresto (successivamente denominati Guastatori), 1 Pontieri ed 1 Ferrovieri. Queste unità sono affiancate ai Battaglioni di Corpo d’Armata e Divisionali ed alle Compagnie di Brigata.
L'Arma del Genio è stata ridimensionata nell'ambito della ristrutturazione dell'Esercito operata nel 1975. Attualmente sono operativi 7 Reggimenti Guastatori (2º Rgt. a TRENTO, 3º Rgt. a UDINE, 4º Rgt. a PALERMO, 10º Rgt. a CREMONA, 11º Rgt. a FOGGIA, 21º Rgt. a CASERTA, 32º Rgt. a TORINO), 1 Reggimento Pionieri (6º Rgt. a ROMA), 1 Reggimento Guastatori Paracadutisti (8º Rgt. a LEGNAGO VR), 1 Reggimento Pontieri (2º Rgt. a PIACENZA) ed 1 Reggimento Ferrovieri (a CASTELMAGGIORE BO).
Il 2º Reggimento Genio Guastatori di stanza a TRENTO dipende direttamente dalla Brigata alpina "Julia", mentre il 32º Reggimento Genio Guastatori di stanza a TORINO è inserito nella Brigata alpina "Taurinense"; sono quindi ambedue Reggimenti Alpini.
Le specialità presenti sono:
GENIO FERROVIERI: si occupano di trasporto ferroviario: dell'esercizio delle linee militari, della realizzazione di nuovi raccordi/tratti ferroviari, delle opere connesse (ponti e gallerie) e della ricostruzione dopo attacchi nemici.
GENIO GUASTATORI
GENIO PIONIERI (Artieri sino al 1950)
GENIO PONTIERI: si occupano di predisporre i passaggi su fiumi e corsi d'acqua in generale, e del traghettamento di truppe e munizioni.
Per fronteggiare accresciute esigenze di viabilità e di contrasto all'uso delle mine, il Genio ha oggi in dotazione escavatori cingolati e ruotati, apripista, autogrù, ponti di equipaggio in lega leggera, robot telecomandati ed altre attrezzature.
In passato esistevano anche le specialità:
GENIO AEROSTIERI
GENIO FOTOELETTRICISTI
GENIO FOTOGRAFI
GENIO IDRICI
GENIO MASCHERATORI
GENIO LANCIAFIAMME
GENIO MINATORI (i minatori si occupavano principalmente di lavori difensivi nelle zone di montagna, mediante l'uso di esplosivi. Il rischio principale era costituito dal lavoro del corrispondente corpo nemico, che poteva predisporre in anticipo la zona minata)
GENIO SPECIALISTI
GENIO TELEFERISTI (si occupavano del trasporto delle merci e delle munizioni in condizioni difficili)
GENIO TRASMETTITORI:
FOTO-TELEGRAFISTI
RADIO-TELEGRAFISTI (si occupavano della stesura e dell'esercizio della rete di telecomunicazione utile alla gestione di un apparato grande come un esercito. Era loro compito assicurare il funzionamento delle comunicazioni)
GENIO ZAPPATORI: la qualifica di zappatore era la più semplice qualifica attribuibile ad un soldato del Genio, e deriva dalle prime tecniche di avanzamento sviluppate dal Genio.
MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE ALL’ARMA DEL GENIO
“Tenace, infaticabile e modesta, scavando la dura trincea o gittando per ogni ponte una superba sfida al nemico, riannodando, sotto l’uragano del ferro e del fuoco, i tenui fili onde passa l’intelligenza regolatrice della battaglia, lanciandosi all’assalto in epica gara coi Fanti, prodigò sacrifizi ed eroismi per la grandezza della Patria. 1915 – 1918”.
Data del conferimento: 05 giugno 1920
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Libro di Cielo - Volume 3° Gennaio 1, 1900 (23) Quanto più l’anima si umilia e conosce sé stessa, tanto più si accosta alla verità. . 👇👇👇👇 https://www.facebook.com/groups/2809619742601483/permalink/3208630969367023/ https://www.instagram.com/p/CaRPX3FsxeI/?utm_medium=tumblr
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Degas all’Opéra di Parigi
Museo d’Orsay Parigi 24 Settembre 2019 - 19 Gennaio 2020
Washington National Gallery of Art 1 Marzo - 28 Giugno 2020
Per tutto l’arco della sua carriera, dagli esordi negli anni ’60 dell’Ottocento fino alle sue opere finali dopo il 1900, Degas ha fatto dell'Opéra di Parigi il fulcro dei suoi lavori, la sua “camera privata”, esplorandone i diversi spazi – sala e palco, logge, ridotto, foyer di danza ‒ e interessandosi ai suoi frequentatori ‒ ballerine, cantanti, musicisti dell’orchestra, spettatori, abbonati in abito nero che invadono le quinte. Quest’universo chiuso è un microcosmo dalle possibilità infinite e consente tutti gli esperimenti possibili: molteplicità dei punti di vista, contrasto di luci, studio del movimento e dell’autenticità del gesto.
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